Wednesday 11 February 2015

Visita- Il Santo Graal

Per la Versione Italiana

The Saint Grail
land the Knights of the Round Table 

Turin is also the city of White Magic: it is the place where there is the Holy Sindone, the shroud which wrapped Christ's body in his sepulchre. It is said that Christ's relics are all together. If this is true, in Turin there is also the Saint Grail, the cup in which Christ drank during his last supper and Giovanni D’Arimatea collected his holy blood after Christ’s deposition. 





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Two statues would testify this theory, the ones which stand on both sides of the steps of the Gran Madre, the large church built on the river Po's banks. The one on the right represents Religion and the other on the left Faith. Faith is holding a chalice which some believe to be a reference to the Holy Grail,. According to some stories the Grail could be buried nearby, some others maintain that the statue itself is looking at the place where the cup is hidden – but the eyes of Faith have no pupils.

https://www.google.com/maps/d/u/0/viewer?oe=UTF8&ie=UTF8&msa=0&mid=z-hVrj1D2sy4.khpGpHzBedA0

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Christ during his last supper 

Torino è sì la città della magia nera, ma anche di quella bianca, la città dove c’è la sacra sindone. Secondo la tradizione esoterica, chi possiede una delle reliquie di Cristo le possiede tutte. La presenza della Sindone a Torino, quindi, garantirebbe alla città la presenza degli altri simboli della cristianità. Di qui la convinzione che a Torino si conservi anche il sacro Graal. 

 

 

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La leggenda vuole che dopo il suo ritrovamento, i primi uomini lo lavorarono fino a farlo diventare un gradale, un calice, il Santo Graal, appunto, usato poi da Giuseppe D’Arimatea per custodire il sangue di Cristo dopo la crocifissione. Due statue a Torino, sarebbero la prova di questa esistenza. Una è la Fede, davanti alla Gran Madre, sulla sinistra, che impugna un calice con la mano destra e lo alza al cielo. 

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L’altra sarebbe proprio in direzione dello sguardo di Fede, a Palazzo di Città, ove vi sono cesellati nel muro disegni raffiguranti altri calici. Secondo la giornalista storica Giuditta Dembech, autrice di “Torino città magica”, queste interpretazioni del mito del Graal non sono corrrette in quanto il calice non è un qualcosa di materiale, ma sarebbe la rappresentazione della conoscenza perduta dopo il peccato originario nel giardino dell’Eden.

www.torinocuriosa.it/curiosita.php?cdcur=22

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